I beni culturali, nella prospettiva etnologica demartiniana, sono quelli che, creati dagli uomini e ad essi destinati, consentono l'esercizio dell'ethos del trascendimento ovvero il mantenimento della presenza che rischia di smarrirsi di fronte all'immensa potenza del negativo; che rischia, dunque, di non essere più centro di consapevolezza, di scelta, di azione. La bassa magia cerimoniale lucana e il Tarantismo pugliese, ad es., sono beni culturali di questo tipo. L'etnologo può - è questo ciò che discuto nella relazione, anche attraverso esempi etnografico visivi - tentare di "rigenerare nella propria mente" le "pretese culturali" che tali comportamenti hanno generato nel contesto indagato, attraverso la loro continua costruzione e r...